Cicerone mette qui a confronto il pensiero dei più grandi filosofi dell'antichità: arriva alla conclusione che il piacere coincide con la felicità, e questa a sua volta è figlia della virtù, vero tesoro per l'anima, e della sua pratica nella vita quotidiana. Così, grazie all'eterna sete umana di piacere, il bene individuale finisce per coincidere con quello di tutta la società.