Questo libro è la storia di una vita, la storia di Nino.
Come in una bella canzone di De Gregori - "Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore" in questo libro di rigori non se ne tirano, ma di paura se ne parla.
La paura di sapere, la paura di scegliere, la paura di amare, la paura di diventare grandi, la paura di morire, la paura di credere in qualcosa più grande di noi o semplicemente la paura di essere dalla parte giusta.
Gli anni di piombo sono stati anni cruenti, estremi per certi versi. Stragi, lotte armate, attentati, morti. Tanti morti. Troppi e inutili.
Questo libro racconta di questo.
Di un padre del sud immigrato a Milano negli anni '50 in cerca di fortuna, di una dolce madre anch'essa immigrata e di un figlio, Antonino Laganà che crescendo inconsapevolmente viene accompagnato dal suo destino in una delle pagine più violente e controverse della storia politica e non-politica italiana. Non so se davvero questo Nino sia vissuto veramente in quegli anni, ma dopo aver letto questo libro penso di non volerlo sapere. Perché in fin dei conti è pur sempre una storia, e una bella storia, anche se inventata, credo valga la pena raccontarla sempre.