La narrazione dell'incessante attività predatoria di beni artistici in Italia svolta dai nazisti durante la seconda guerra mondiale e del loro, seppur parziale e a volte rocambolesco, recupero consente all'Autore di tracciare liberamente il profilo e celebrare le gesta di un personaggio quasi unico nel suo genere, Rodolfo Siviero, trasformatosi in pochi anni da spia al soldo del fascismo in volontario strenuo difensore, sotto varie vesti, del patrimonio culturale nazionale, restando per molto tempo, come si dice comunemente, in paradiso a dispetto dei santi.
Nel racconto di mezzo secolo di storia vengono ricordati gli episodi più significativi del rapporto fra nazismo, fascismo, arte e cultura nonché viene ripercorsa la tragedia bellica e rievocata la lotta partigiana per poi descrivere l'azione dell'organizzazione criminale, per lo più di stampo mafioso e con ramificazioni internazionali, sorta nel dopoguerra e specializzatasi proprio nel campo del traffico clandestino delle opere d'arte, molte delle quali autentici capolavori presenti, purtroppo ancora oggi, in prestigiosi musei e famose collezioni private.
La storia è corredata da un'accurata descrizione di numerosi capolavori oggetto di desiderio, a volte anche morboso, nonché da valutazioni critiche di epoche storiche e movimenti artistici cui le suddette opere d'arte appartengono dopo essere passate al vaglio dallo sguardo, esperto e sensibile, dell'Agente 1157 Rodolfo Siviero.