Vent'anni di boxe, vent'anni di vita americana. Dalla segregazione razziale all'ascesa sociale e politica dei neri, dal blues dal rap, dal cristianesimo all'Islam, da Liston a Tyson, dai missili di Cuba al razzo sulla luna, dalla tivù in bianco e nero ad internet. Al centro, Cassius Clay, aka Muhammad Ali, a scuotere il mondo e a tramortire l'America a suon di jab, di poesie, di grandi rifiuti, di clamorosi ritorni. Sempre con la fiaccola della polemica e di un'arte pugilistica impareggiabile. Oggi Muhammad Ali trema e tace, non parla più, non gli serve oltre: è patrimonio dell'umanità, storia americana: senza di lui non ci sarebbe stato un Obama alla Casa Bianca. La sua vita al quadrato, declinata al ritmo dei suoi epici scontri sul ring con altri campioni dell'Olimpo della nobile arte: Liston, Frazier, Foreman, Norton, Shavers, Lyle ed altri ancora, dalla stupefacente epifania alle Olimpiadi di Roma, 1960 fino alle ingiuste, atroci punizioni contro Holmes e Berbick. Eppure, questo non è un libro di sport: esce dalle corde, s'inoltra in territori musicali, iconografici, sociali, politici. E ritorna a Cassius, un ragazzino al quale un giorno rubarono la bicicletta: lui pianse, e si preparò a scuotere il mondo.