È il 1985, Alice Walker è in sala per assistere alla prima proiezione del film Il colore viola, tratto dal suo omonimo romanzo. Dopo le prime scene è perplessa. Sequenze per lei fondamentali sono state tolte e tutto il film trasuda sentimentalismo. Come è potuto succedere che quella storia che lei ha scritto rintanandosi in campagna nella totale solitudine, ricordando i racconti di suo nonno, si sia trasformata in un film patetico girato da un bianco? Mentre i fotogrammi del film continuano a scorrere, Alice cerca se stessa, cerca il suo Colore Viola, per ritrovare le sue ragioni e i suoi personaggi, e inizia a ripercorrere la sua vita: la stesura del romanzo, uscito nel 1982 e diventato presto un successo, l'infanzia trascorsa nella povertà, gli ottimi voti negli studi, l'attivismo, il matrimonio con un avvocato bianco ebreo, e l'odio subito dal Ku Klux Klan. Quello che la riscuote e riporta alla realtà è un lungo, caloroso applauso: sulle scene finali del film, a luce accesa, il pubblico è in piedi commosso e lei infine sorride.