La città è una città. Sopra, arterie d'asfalto. Sotto, vene di plastica. Dappertutto un continuo viavai di corpi lungo strade e attraverso stanze, su e giù per corridoi, ascensori, scale mobili. Seguendole fino in fondo ci si inoltra nel buio rotto dagli squarci al neon delle stazioni, nel buio dove i treni corrono veloci. In una di queste pause luminose, ventuno persone stanno aspettando il convoglio. Nessuno conosce nessuno, nessuno parla. Chi tiene gli occhi chiusi, chi si ascolta respirare, chi si gratta la barba, chi stringe un sacchetto di nylon, chi si infila le dita nel naso, chi guarda un tipo dal sorriso strano e chi sorride strano... Ciascuno è chiuso nei propri pensieri che, nei dieci minuti d'attesa, prendono la forma di istantanee mentali: quelle che Culicchia, come l'angelo del Cielo sopra Berlino, coglie nei suoi personaggi, frammenti che rappresentano una manciata di esistenze qualsiasi, malate di solitudine e debolezza. Con una sorpresa finale.
che dire più di quanto già scritto nella descrizione? Ambarabà è questo! Una scorrevole e divertente raccolta di personaggi che tramite i loro pensieri ci regalano un ritratto dell'attuale società. Divertente anche il modo originale con cui Culicchia lega un personaggio all'altro.
stefano guazzo - 20/05/2013 22:16