L'autore è Evagrio Pontico (latino: Evagrius Ponticus greco: ; Ebora, 345 Egitto, 399) fu un monaco, asceta e scrittore cristiano. Evagrio nacque a Ebora, nella regione del Ponto (Asia minore), nel 345. Amico di Basilio il Grande e di Gregorio di Nazianzo, visse a Costantinopoli, prima di ritirarsi tra i Padri del deserto (nel 385) come discepolo di Macario l'Egiziano.
A Evagrio Pontico si deve la prima classificazione dei sette peccati o vizi capitali, e dei mezzi per combatterli. In particolare, egli divise la Tristezza come vizio a sé, successivamente accorpata come già effetto di Accidia o di Invidia, stessa cosa accadde per la Vanagloria, accorpata successivamente nell'unico vizio della Superbia. Gli altri vizi sono gli stessi giunti a noi Ira, Lussuria, Avarizia, Gola, Invidia.
I vizi capitali sono un elenco di inclinazioni profonde, morali e comportamentali, dell'anima umana, spesso e impropriamente chiamati peccati capitali. Questo elenco di vizi (dal latino vtum = mancanza, difetto, ma anche abitudine deviata, storta, fuori dal retto sentiero) distruggerebbero l'anima umana, contrapponendosi alle virtù, che invece ne promuovono la crescita. Sono ritenuti "capitali" poiché più gravi, principali, riguardanti la profondità della natura umana. Impropriamente chiamati "peccati", nella morale filosofica e cristiana i vizi sarebbero già causa del peccato, che ne è invece il suo relativo effetto.
Durante il medioevo la Chiesa aveva incluso nei vizi capitali anche la tristezza, in quanto questo sentimento indicava il non apprezzare le opere che Dio aveva compiuto per gli uomini. Fino al secolo scorso la vanità era un vizio capitale. È stata poi inclusa nel peccato della superbia. Sempre secondo la Chiesa il peggiore dei sette vizi è la superbia, poiché con questo sentimento si tenderebbe a mettersi sullo stesso livello di Dio, considerarlo quindi inferiore a come dovrebbe essere considerato. Infatti, nella mitologia cristiana, è proprio la superbia il peccato di cui si sono macchiati Lucifero, Adamo ed Eva.