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Un confronto inedito tra esperti di diritti umani e antropologi, in grado di andare oltre gli steccati del politicallly correct e le barriere delle proprie aree disciplinari, per indagare sulla possibilità di convivenza tra i diritti umani così come sono stati definiti nell'Occidente e le aspirazioni autentiche di popoli e persone di tutto il mondo. Guerre, movimenti di profughi e migranti, traffici di donne e bambini, nuove schiavitù, pulizie etniche, rivendicazioni di gruppi marginali (come i popoli indigeni e le reti glbt), ridefinizione di confini nazionali e dei diritti sociali e civili sono i fenomeni al centro delle numerose ricerche sul campo in diversi paesi del mondo (Libia, Perù, Sri Lanka, India, Haiti, Italia, Congo, Messico e Paraguay) che compongono il volume. Nei saggi sono stati così affrontati interrogativi cruciali: dalla definizione dei diritti umani alla loro costituzione attraverso i processi sociali, dalla loro applicazione nelle società contemporanee ai nodi irrisolti dei diritti dei migranti e delle loro famiglie. Eppure le sfide non sono superate: è l'approccio dell'antropologia stessa a essere messo in discussione. Dopo essersi occupata di difendere e portare alla luce la singolarità e la dignità di persone e gruppi sociali, che sono stati spesso ridotti all'anonimato dalla prepotenza, dal pregiudizio e dalla burocrazia, l'antropologia porta un contributo prezioso al monitoraggio del discorso e della messa in pratica dei diritti umani.