La perdita precoce di un genitore è un'esperienza dolorosa e paralizzante. Chi la vive subisce una crudele disconnessione da una parte profonda di sé, tanto che pensieri ed emozioni paiono precipitare in un vortice sinuoso e inesorabile come l'interno di una conchiglia. E, quando il rapporto tra madre e figlia si rivela complesso, intricato, conflittuale, eppure intimamente profondo, quell'assenza si manifesta in tutta la sua brutalità dilatandosi in un atroce senso di irrisolutezza. La nascita di un figlio durante la malattia fatale della madre conduce l'autrice in un luogo sospeso tra vita e morte, un regno di opposti dominato da un'atmosfera onirica. Le sue parole rievocano la faticosa esplorazione di sé alla ricerca di quell'assenza, di quella madre prima presente ma distante, affettuosa eppure eclissante, e delle sue reliquie ora spezzate e pungenti. L'analisi introspettiva del ricordo diventa, così, evento di riconciliazione.
Tra le mani troviamo i pensieri di una donna che ripercorre tramite quadri, disegni, foto e pensieri, la vita avuta con sua madre, paragonandola alla sua vita di madre. Lautrice ci fa capire quanto siano importanti i rapporti con le persone, tanto quando si ha la fortuna di averle accanto, quanto anche ricordarli una volta la loro scomparsa.
Leggere libri impostati in questo modo non è mai semplice, perché il rischio è quello di non riuscire a sbrogliare la matassa formata dai vari pensieri degli autori.
Dico questo perché quando qualcuno sceglie di raccogliere i suoi flussi di coscienza, mette nero su bianco quelli che sono i pensieri, le immagini, le parole, senza dargli un ordine preciso, esattamente nello stesso modo in cui avvengono: casualmente.
Asia Paglino - 11/10/2019 11:34