Questo è stato il secondo film di Stanley Kubrick che ho visto, dopo un più ''classico'' ''Full metal jacket'', e mi ha lasciato a pensare che lo scomparso fosse un genio, o un pazzo.
All'interno di quella che è, fondamentalmente, la denuncia del disagio giovanile e dell'ipocrisia sociale (temi attuali a distanza di trent'anni), si trova un serie di allucinazioni degne di una diabolica follia.
Un gergo da ''drughi'' che ha fatto proseliti, un serie di icone indimenticabili, come il buon bicchiere di ''latte+''.
Da vedere, e da tutti, al cento un percento. Un capolavoro; un film per riflettere, ma anche per restare di stucco.
I'm singing in the rain...
Federico - 15/04/2005 11:55