Una Spoon River irpina che ha «l'andamento di una passeggiata e la struttura di un paese». Un antropologo racconta un'immaginaria passeggiata lungo le vie di un paese del Sud descrivendone i tratti più caratteristici e collocandovi di volta in volta le storie di vari personaggi.
Storie di amori traditi, di vendette, assassini, soprusi, fallimenti, ma anche smargiassate divertenti e storie di successo come quella di Salvatore Ferragamo. Storie da cui emerge un mito: quello dell'America, ossessivamente presente nell'immaginario collettivo, ma che, a partire da un drammatico bombardamento, il "10 settembre 1943", si sgretola progressivamente.
Parallelamente il paese stesso, come in preda a una sorta di patologia degenerativa, sembra sgranarsi come un'immagine fotografica troppo ingrandita, fino al proprio annichilimento identitario.
Il linguaggio segue l'andamento delle storie oscillando tra livelli letterari e livelli infimi, perfino "pidocchiali". Tra i due estremi una gamma indefinita di soluzioni intermedie con l'intento di annullare la linea di confine tra alto e basso, tra quotidianità provinciale e storia universale, tra lingua e dialetto, fino a spaesare il lettore.