Da qualche tempo diverse realtà territoriali stanno rileggendo fatti, luoghi e personaggi che connotano brigantaggio e banditismo (re)interpretandoli nella prospettiva dell'heritage tourism, fenomeno che caratterizza un certo modo di fare turismo e che si muove nel solco della conoscenza storica e della riscoperta e valorizzazione del patrimonio culturale tangibile e intangibile. In questo quadro, il turismo partecipa alla conservazione del passato e alla rappresentazione dell'identità di un territorio attraverso la narrazione e la fruizione di siti, anche naturalistici, reputati storicamente e culturalmente significativi. Su questa scia, anche il brigantaggio è entrato a far parte delle riflessioni sulla natura e sul ruolo del patrimonio culturale nella costruzione della memoria storica di un luogo e della sua comunità, enfatizzando eventi e personaggi a volte anche mitizzati nella narrazione popolare. Questo processo, in termini di mercato turistico, ha portato alla creazione di cammini e sentieri che propongono ai turisti i luoghi un tempo interessati dal fenomeno del brigantaggio come occasione per far conoscere il territorio anche attraverso la sua storia e le sue dimensioni culturali. Il volume curato da Vincenzo Asero, docente di Economia applicata dell'Università di Catania ed esperto di turismo, e Giovanni Nicolosi, guida naturalistica che da alcuni anni porta avanti un progetto per la creazione di un sentiero turistico dei briganti siciliani, si propone di presentare in forma di guida turistica un itinerario strutturato in tappe che si sviluppa attraverso i Parchi delle Madonie e Parco dei Nebrodi, percorrendo quelle zone della Sicilia dove il fenomeno del brigantaggio si sviluppò maggiormente. Il volume, realizzato nell'ambito del progetto di ricerca nazionale Il brigantaggio rivisitato. Narrazioni, pratiche e usi politici nella storia dell'Italia moderna e contemporanea, punta a far conoscere e scoprire luoghi, episodi e personaggi legati dalle vicende della banda maurina seguendo un percorso storico e della memoria che va dai primi anni dopo l'Unità d'Italia fino all'assedio di Gangi da parte del Prefetto Cesare Mori nel 1926.
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