La rivista "Campo Grafico" ha rappresentato un vero e proprio caso unico nel panorama della tipografia italiana del XX secolo, sia per modalità di produzione e pubblicazione che per le teorie di cui si è fatta promotrice. Attiva tra 1933 e 1939, questa "Rivista di tecnica e di estetica grafica" era legata a un nuovo modello di tipografia, vicino alle avanguardie artistiche italiane ed europee e in netto contrasto con la tradizione estetica cara a Raffaello Bertieri; i 66 numeri pubblicati nel corso dei 7 anni si distinguono per le copertine sempre diverse, per gli articoli firmati sia da personalità di rilievo (Bruno Munari, Guido Modiano) che da stampatori e tecnici spesso rimasti nell'anonimato, per l'utilizzo di combinazioni innovative tra tipografia, fotografia e pittura. Obiettivo dei fondatori di Campo Grafico, detti campisti, era portare agli addetti dell'arte tipografica, un'idea delle nuove possibilità dell'arte grafica, divulgandone le continue mutabilità di tendenze e di mezzi e mettendo in risalto l'utilizzo quotidiano, non aristocratico, della stampa.