La prima prova, lo scritto d'italiano, segna l'inizio di un rito di passaggio all'età adulta, qualcosa che accomuna nel ricordo decine e decine di milioni di studenti sin da quando la riforma Gentile introdusse l'esame di maturità, nel 1923. Tutti ricordiamo le aule magne e i corridoi con le file di banchi distanziati. Ricordiamo il brusio, il rimbombo dei passi dei professori, e dentro di noi le ansie, le paure e l'emozione. Molto è cambiato, da quando la prima prova era un tema semplice, con tracce concise e un po' spicce, fino alle sue formulazioni più tecniche e recenti, dove ogni consegna è lunga mezza pagina, tra fonti e citazioni allegate, suggerimenti di analisi del testo, materiali vari da rielaborare. Il tema si è trasformato negli anni, adeguandosi all'ispessirsi del gergo tecnico-burocratico della scuola, fatto di competenze e obiettivi formativi. Eppure, restano identiche le ansie, le paure e l'emozione che provano ogni volta gli studenti. Abbiamo deciso di fare un gioco con la memoria, coinvolgendo un'ideale classe di autrici e autori molto eterogenea: Barbara Alberti, Maria Grazia Calandrone, Giulia Cavaliere, Gaja Cenciarelli, Chatgpt, Chicoria, Alessandro Gori, Djarah Kan, Diego Marcon, medusa (Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi), Antonio Moresco, Sandra Petrignani, Bianca Pitzorno, Roberta Scomparsa, Tlon (Maura Gancitano e Andrea Colamedici). Le regole sono semplici: a ogni partecipante abbiamo consegnato le tracce dell'esame di maturità del proprio anno, chiedendo di sceglierne una e svolgerla in piena libertà. Li abbiamo rassicurati che il fuori tema è consentito ma, come a scuola, a proprio rischio e pericolo. Qualcuno di loro ricordava benissimo il titolo del tema svolto a suo tempo, qualcuno ne aveva un vago ricordo, qualcuno di fronte alle tracce si è ricordato tutto, qualcun altro continuava a non ricordare niente. C'è anche chi l'esame di maturità non l'ha mai fatto e si è trovato così di fronte a quel tema mai scritto. Ma tutti, in qualche modo, hanno accettato di giocare con noi.