L'opera indaga l'origine del prodotto dell'arte medievale dell'arazzo, detto exalò in Francia ed eixalò in Spagna, conosciuto da secoli in Sardegna come xilloni e cilloni. Si tratta di un tipo di tessitura attuata con l'inserimento di motivi ornamentali di filo colorato su fondo di lino o cotone. I motivi ornamentali furono detti "mustras" alla spagnola perché la tessitura sarda molto deve a quella spagnola dal XIV al XVIII secolo, specie all'iconografia di Alcaraz. La tessitura di Sardegna ha vissuto di riflesso le mode della Spagna, conoscendo le tecniche necessarie perché terra di rifugio di ebrei, moriscos e tessitori spagnoli che volevano aggirare le regole vigenti in terra spagnola. Nel XX secolo, nel patrimonio iconografico ancora presente nei copericaxias, coperibancus, ingirialettus, fanugas e mantas diventati di uso popolare, entrarono i motivi derivati dallo Jacquard. Nel revival etnografico che interessò l'Italia dal 1911 si inscrive l'operato di Giuseppe Piras Mocci e della sua Scuola del Tappeto sardo di Isili: a lui che compose nuovi elaborati con vecchie mustras si deve la continuità dell'arte tessile, definita per lungo tempo e a torto "arte popolare".