Quale contributo può dare la psicanalisi freudiana alla conoscenza del significante cinematografico? Questa domanda attraversa il libro di Christian Metz, padre della semiologia del cinema, in un tentativo grandioso di avvicinare la psicanalisi, l'analisi linguistica e le teorie del cinema. Sguardo, spettatore, identificazione e proiezione di sé sono questioni aperte e che, nelle intenzioni dell'autore, devono rimanere tali, per poter mappare l'universo di segni sempre nuovi che costituisce la singolarità del cinema. Un classico sempre attuale che si propone ancora come un interlocutore fecondo di qualunque studio voglia confrontarsi con le trasformazioni che i film e gli spettatori stanno attraversando nella nostra epoca del trionfo delle tecnologie digitali. Introduzione di Damiano Cantone.