Primi anni Cinquanta. John Grady Cole e Billy Parham lavorano in un ranch fra il Texas e il Messico. Insieme allevano cavalli, ascoltano sotto le stelle i racconti dei vecchi cowboy, si divertono al bar o al bordello. E al bordello John Grady incontra una sedicenne così bella da cambiargli la vita. Così contesa da costringerlo a scontrarsi con il protettore-filosofo Eduardo, in un duello allo stesso tempo epico e metafisico. Ultimo capitolo della "trilogia della frontiera", Città della pianura parte dove arrivavano i primi due romanzi, Cavalli selvaggi e Oltre il confine. In un West sempre più al crepuscolo, la natura esplode fuori e dentro i protagonisti, splendida e spietata. E se percepire il respiro delle cose, restituirlo nella forma di una superiore sapienza, è privilegio di pochi, nemmeno quei pochi possono cambiare gli eventi: possono soltanto far sentire la misteriosa forza che tiene insieme gli alberi, gli animali e i destini degli uomini.
Molto deludente l'ultimo episodio della cosiddetta trilogia della frontiera. Un libro noioso, sforzato, pretestuoso nello sforzo di combinare gli altri due romanzi e di creare una trama avvincente. Il risultato è invece pedante e sentenzioso. Lo considero un romanzo richiesto dall'editore (visto il successo dei primi due) e scritto senza slancio. Insomma, lo sconsiglio vivamente.
Guia Risari - 16/04/2020 13:14