Se si volesse realmente risalire per il corso dei secoli fino alle origini primordiali della crudeltà, questa storia ci condurrebbe forse troppo lontano.
Il Figuier, il Flaminarion si sono immaginati in parte, in parte hanno ricostruito col sussidio della scienza che cosa fosse il mondo nell'epoche preistoriche, il raggrupparsi dei primi uomini, le prime famiglie, le prime tribù, le prime leggi.
Le prime leggi così com'erano furono conservate probabilmente fino a Mose il quale è stato forse uno dei primi legislatori, benché il primato di ogni legislazione vada di buon diritto alla IndoCina che possiede la più grande di tutte le civiltà.
Le leggi indocinesi, quelle sole rimasteci sotto il nome di Menava Dharma-Sastra contengono un'architettura di codice a cui non dovrebbero sdegnare d'inspirarsi i giureconsulti moderni.
Le leggi mosaiche, raggruppate semplicemente sotto i dieci comma fondamentali dei così detti Comandamenti di Dio, non avevano infatto altra applicazione dell'occhio per occhio, dente per dente, ripetuto anche oggi dai pochissimi popoli rimasti allo stato primitivo e che comunque fu presente nel nostro civilissimo globo sino alla fine del 1800, ultimi rappresentanti i Patagoni e i Pellerossa.
I Romani, da cui non si può non partire quando, qualunque essa sia, si fa della Storia, avevano più nobilmente tradotta la vecchia formula mosaica in quella più nobile di «qui gladio ferit, gladio perit».
Partiremo dunque dai Romani per descrivere nei suoi particolari qualcuno di quegli episodi di estrema crudeltà che sono rimasti celebri nella storia. Quindi, il più cronologicamente che sia possibile, restando più che ci sia possibile in Europa, dove dopo la caduta della civiltà Asiatica, Persiana, Egiziana e IndoCinese, si svolsero i più grandi avvenimenti ricollegantisi alla Storia Universale.