Nel 1984 Fabrizio De André sorprese critici e appassionati con la pubblicazione di "Crêuza de Mä", un disco cantato interamente in dialetto genovese. Un'esigenza più che un'ispirazione, combinata a meraviglia dall'incontro tra il cantautore genovese e Mauro Pagani (arrangiatore e polistrumentista) che, dopo aver interrotto la sua collaborazione con la PFM verso la metà degli anni '70, era impegnato da diverso tempo in una lunga ricerca sugli strumenti e le sonorità mediterranee. L'idioma scelto e gli arrangiamenti delle canzoni rappresentarono forti novità nel repertorio deandreiano, ma l'impostazione dell'album, ovvero un concept, e i contenuti delle canzoni rimasero comunque fedeli alla sua linea poetica. "Crêuza de Mä" viaggia nel mar Mediterraneo e nei sogni di chi lo naviga o aspetta dalla propria riva il momento di partire, racconta storie dimenticate e muove il suo obiettivo tra gli emarginati delle città portuali, cerca una radice comune che attraversa secoli e generazioni passando dalle scie disegnate dalle barche sull'acqua. Il disco abbraccia il Mediterraneo nella forma attraverso lingua e musica e rispetta questo spirito anche nell'essenza, cercando di essere cosmopolita, mistico e sfuggente come ogni realtà marittima.