Fin da bambino l 'Africa ha riempito i sogni e le fantasie di Antonio Biral. Un impulso trasmessogli dal padre Ferdinando che negli anni `30 percorreva,con i camion, le piste dell'allora A.O.I. (Africa Orientale Italiana). Viaggi avventurosi, difficili, che non perdeva occasione per sentirli raccontare. Storie appassionanti, coinvolgenti, che hanno lasciato il segno, che di riflesso hanno costituito la radice prima del suo girovagare.
Da un quarto di secolo l'Africa è meta dei suoi viaggi. Vere e proprie spedizioni progettate e realizzate con metodi e mezzi di un modo di viaggiare primitivo, ormai dimenticato. A piedi, in carovana con muli e cammelli, per rivivere passioni ed emozioni che oggi non si provano più.
Ogni suo viaggio,sebbene di carattere avventuroso, è stato pensato e voluto con un fine principale:il contatto diretto con le popolazioni e l'ambiente. Il libro narra la rischiosa spedizione di tre donne e sei uomini che si inoltrarono a piedi nella Depressine Dancala (uno dei deserti più infuocati della Terra) tra Etiopia ed Eritrea seguendo lo storico itinerario dell¿ esploratore Ludovico Nesbitt. Era l'anno 1928, da allora più nessuno si azzardò a
varcare a piedi i confini di quella terra dominata dalle temibili tribù Afar.
Una lettura gradevole che lautore, Antonio Biral, e i suoi compagni di spedizione hanno vissuto in uno dei più remoti deserti africani alla scoperta di luoghi non comuni, della loro suggestiva e difficile natura e, non da ultimo, delle popolazioni locali. Un racconto ricco di immagini e di riferimenti geografici. Di aneddoti e di rimandi a ricordi passati che portano il lettore sulle tracce della nostra storia unite a spunti antropologici degni di attenzione.
birant - 06/06/2013 16:05