Scorrendo le pagine di questo libro, sarà inevitabile sentirsi d'improvviso proiettati nell'altro secolo, nel mondo dorato della corte di Francesco Giuseppe: risulterà impossibile sottrarsi al fascino sprigionato dalle immagini che lo corredano o da quelle evocate con tocco magistrale: quell'aura ora solenne ora frivola, ma sempre struggente, ci avvolgerà in modo tale che non potremmo non essere sfiorati dal sospetto che ben poco di quanto viene raccontato da Isabella Bossi Fedrigotti sia frutto della fantasia e che l'autrice abbia operato sulla scorta di scritti dell'epoca, lettere o frammenti di diari, magari di famiglia. Coinvolto in maniera irresistibile nella narrazione, il lettore attraversa gli interminabili corridoi della Hofburg; entra nelle sconfinate cucine e ne sente i profumi; si aggira per i guardaroba; vaga nelle cantine e nelle animate scuderie; fa conoscenza con i personaggi, siano essi servitori o alti ufficiali, stiratrici o arciduchesse. E poi sale sul treno imperiale, parte per le cacce, la villeggiatura o le visite di Stato; ha modo di assistere ai battibecchi, di rilevare la fatuità e le civetterie, di vivere la storia d'amore della protagonista sentendosi quasi in dovere di metterla in guardia da quella sua ingenuità e da quel suo candore venati da una spregiudicatezza che non vale a scongiurarli. Un viaggio a ritroso nel tempo magicamente scandito dal susseguirsi delle splendide illustrazioni che fissano in modo particolareggiato, più eloquenti di qualsivoglia fotografia, squarci di una realtà in apparenza festosa, scene di vita serena, sui quali però le pagine del diario gettano una luce radente che rivela i fremiti d'irrequietudine di un'epoca ormai avviata al tramonto. Si può dire infatti che a quelle illustrazioni, riprodotte da uno stupendo album del 1897 che voleva essere una sorta di monumento all'Austria Felix, le pagine del diario facciano da specchio "deformante": non per alterare quanto piuttosto per restituirci l'immagine [...]