I primi quattro racconti di questa raccolta sono percorsi da una vena di ironica malinconia per le occasioni mancate e per il passaggio inesorabile del tempo. In "Nona e Tredicesima" un musicista di piano-bar sogna ciò che avrebbe potuto essere; in "V.O. Versione originale" un regista della giuria di un festival dell'horror e del fantasy tentenna tra due rapporti possibili per ripiombare nell'inconcludenza di una vita mediocre; in "Ai ferri corti" una coppia di pensionati vive nella solitudine rassegnata di una casa sul mare alla quale non sono riusciti a dare un nome; in "Leida" una donna spiega la nostalgia a un giovane ammiratore. I successivi tre racconti sono storie compiute e allo stesso tempo schizzi e frammenti per un'opera di più ampio respiro intitolata "Unrest", che traccia la storia di una famiglia borghese nella seconda metà del Ventesimo secolo. In "Ivy e le sue sciocchezze" l'io narrante è il figlio più piccolo, che vede il fantasma di un uomo assassinato dalla moglie che cerca di uccidere la nonna. In "Pentatonica" assistiamo alla prima frattura di un matrimonio. E in "Rotary Park" una donna scompare proprio alla vigilia di Natale nell'impossibilità di porre rimedio al senso di inquietudine che domina il suo matrimonio. Infine, "Billy Wilder. Diario di un'ossessione" evoca la vera ossessione dell'autore per un film amato di Billy Wilder, "La vita di Sherlock Holmes, e in particolare per la colonna sonora.
La nostra recensione
Jonathan Coe non è uno scrittore che frequenti molto il genere “racconto”, le short stories, come le chiamano gli anglosassoni. Quelli raccolti in Disaccordi imperfetti pare infatti che siano gli unici che abbia mai scritto; sicuramente sono gli unici pubblicati, proprio in un momento in cui, in una recente intervista, ha annunciato che nel suo prossimo romanzo ritorneranno alcuni dei protagonisti di uno dei suoi libri più famosi: La famiglia Winshaw. Leggendo queste storie brevi si ha l’impressione che Coe si stia esercitando a fissare in immagini rapide e fulminanti tratti e caratteristiche di personaggi che potrebbero avere, magari in altre forme e con altre prospettive, ulteriori sviluppi narrativi. Del resto, è caratteristica peculiare del racconto quella di cogliere in modo quasi istintivo il nucleo emotivo di una situazione o di un personaggio e farlo esplodere in un flusso narrativo contenuto ma già compiuto. I racconti di questa raccolta lo evidenziano in modo esemplare: parlano di persone irrisolte, tutte alle prese - in modo drammatico, malinconico o nostalgico - con la difficoltà della scelta e, genericamente, con occasioni buttate via, gettate al vento e ripescate solo nella rete di una memoria colpevole. Jonathan Coe, servendosi di uno stile agile e diretto, riesce a stemperare anche i toni apparentemente più aspri in una sottile ironia che attraversa, istantanea e folgorante, la trama dei suoi racconti. E sono storie di ordinaria quotidianità: scene da un matrimonio, coppie improvvisate o coppie mancate, ricordi di famiglia che formano, nella loro isolata completezza, una traccia narrativa insolita e originale. Antonio Strepparola