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L'artificio di cui l'essere umano naturalmente si circonda per affrontare la vita e collocarsi nel mondo è generalmente indicato con la parola tecnica: è con la tecnica che la nostra specie edifica la civiltà e ne tramanda le vestigia. Ma artificio significa anche macchinazione, trama, inganno: l'ambivalenza costitutiva della parola rivela la caratteristica ambiguità della tecnica nell'esperienza umana, che a sua volta rimanda alla proteiforme presenza dell'uomo nella sua storia e nel mondo - una presenza che può portare a compimento, una presenza che può portare a distruzione. L'inedito potere che oggi ha l'essere umano su quel che di non artificiale esiste in lui ed attorno a lui, e da cui anche la sua sopravvivenza dipende, l'invadenza e pervasività mai prima sperimentate che le nuove tecnologie manifestano nella sua esistenza anche più intima, impongono come compito della nostra generazione, della nostra civiltà ormai planetaria, una riflessione filosofica adeguata sulla natura, umana e non solo, che consenta di pensare l'etica ed il diritto secondo modalità non estrinseche, non ideologiche, non calate dall'alto di poteri sovrani o convenzioni provvisorie. A tale sfidante ed epocale compito teoretico intende dare un proprio contributo l'ecotecnologia proposta in questo libro.