Cantore di un barcellonismo totale e popolare, fatto di lavoratori e puttane, di storia e malavita, di linguaggi tanto nobili quanto feroci, nessuno ha saputo raccontare la Barcellona del Novecento come Manuel Vàzquez Montalbàn. Sempre cercando di mantenere viva quella memoria storica e politica che qualcuno negli anni ha ingenuamente scambiato per nostalgia della giovinezza e dell'età perduta. E ora che a distanza di tempo la città, assediata dal turismo di massa, non è più quel "paradiso populista" ma si è un po' imborghesita sotto la bandiera dell'autocompiaciuto postmodernismo catalano, il libro di Giuliano Malatesta prova a ricomporre, attraverso la sterminata opera dello scrittore spagnolo, quel pezzo di città-fantasma - il clima culturale dell'epoca, la storia del Futbol Club Barcelona, i locali antifranchisti, l'ansia di libertà e di trasgressione dei Sessanta, quando Barcellona sembrava molto più vicina a Parigi che non al resto della Spagna - ancora viva sulle pagine ma ormai emarginata dalla realtà.