L'oltre uomo postumanistico non è quell'entità autopoietica e disgiuntiva che esce dal manifesto pichiano, bensì un'entità che costruisce il proprio corpo simbolico attraverso la coniugazione con le alterità, che ribadisce cioè la propria stretta dipendenza dal dialogo con il non umano. È innegabile e comprensibile allora che queste figure insolite facciano emergere nuove esperienze del sublime e tuttavia, come l'infinito era presente ancor prima che la rivoluzione scientifica ce lo gettasse innanzi, allo stesso modo l'ibridazione con il non umano non è l'esito del darwinismo ma la rivelazione del suo atelier. Siamo sempre stati ibridi, forse ancor prima che i nostri progenitori rinegoziassero la nostra soglia morfopoietica scheggiando una selce.