L'esilio è presente da sempre nella letteratura e ha originato persistenti paradigmi che ricorrono in molte scritture dall'antichità a oggi. Nel tempo si è costruita una memoria condivisa che ha fornito un linguaggio, avvalorato dalla tradizione e da una storia millenaria, per raccontare, esprimere, dare un senso alla perdita di ogni riferimento. La scrittura dell'esilio non ha solo una funzione memorialistica e testimoniale, ma serve anche come reagente per rielaborare ogni esperienza di esclusione e costruire nuove identità. Pur delineando solo in parte un percorso cronologico, il volume indaga questa complessa trama di riferimenti: ricostruisce il vocabolario di base che crea connessioni fra testi ed epoche, dedica uno spazio specifico alle scrittrici nelle quali l'esilio fa emergere le tensioni di una condizione autoriale spesso fragile, verifica la tenuta di modelli che attraversano con alterne fortune la tradizione e, sempre più, le tradizioni. Le molteplici letture e le diverse domande rivolte ai testi evidenziano il carattere necessario della scrittura d'esilio, all'origine della sua universale fortuna.