«La prosa di Silvia Truzzi è ipnotica. Ogni suo periodare nei dialoghi e nelle scene è un mantra cui chi legge porta se stesso. Ed è come quando si narra di una favola che impegna anni e anni per sbocciare tra i giorni grigi.» Il Fatto Quotidiano - Pietrangelo Buttafuoco
«Nei libri continuo a cercare un sollievo, una luce nel buio. Margherita e la sua amica improbabile mi hanno ricordato come le ferite del cuore vadano affrontate e curate con coraggio, ma senza vergognarsi delle cicatrici che lasciano. Perché le cicatrici sono la cerniera di tenerezza che ci impedisce di sprofondare nel cinismo.» Corriere della Sera - Massimo Gramellini
«Silvia Truzzi affonda le sue parole nello spazio cieco di ogni donna, di ogni uomo. È nata una scrittrice.» Roberto Saviano
«Una prova d'arte mozzafiato, tutta dolcezza e stupore.» Pietrangelo Buttafuoco
Margherita ha trentaquattro anni e un lavoro che ama. È bella, ricca ma disperatamente incapace di superare sia la scomparsa dell'adorato papà, morto all'improvviso otto anni prima, sia l'abbandono del fidanzato che l'ha lasciata senza troppe spiegazioni. Dopo un grave incidente d'auto si risveglia in ospedale. Qui incontra una signora anziana che da poco è stata operata al femore. Anna, oggi settantaseienne nata poverissima, «venduta» come sguattera da bambina ha trascorso la vita in compagnia di un marito gretto e di una figlia meschina, eppure ha conservato una gioia di vivere straordinaria. Merito delle misteriose lettere che, da più di mezzo secolo, scrive e riceve ogni settimana.
I mondi di queste due donne sono lontanissimi: non fossero state costrette a condividere la stessa stanza, non si sarebbero mai rivolte la parola. Dopo i primi tempestosi scontri, però, fuori dall'ospedale il cortocircuito scatenato dalla loro improbabile amicizia cambierà in meglio la vita di entrambe.
Un romanzo pieno di grazia che racconta, con tono ironico e sorprendentemente leggero, il dolore della perdita e la fatica della rinascita.