Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D'un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant'Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall'auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l'auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant'Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c'è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all'inferno. "I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione." Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all'altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l'umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole. Con "Fame d'aria", Daniele Mencarelli fa i conti con uno dei sentimenti più intensi: l'amore genitoriale, e lo fa portandoci per mano dentro quel sottilissimo solco in cui convivono, da sempre, tragedia e rinascita.
Si definisce scrittore e poeta italiano, Daniele Mencarelli nasce a Roma nel 1974 e attualmente vive ad Ariccia un comune sempre della capitale.
Esordisce nel 1997 in ambito poetico, sulla rivista clanDestino, e sempre per lo stesso editore nella sezione “quaderni di clanDestino” uscirà nel 2001 la sua prima raccolta dal titolo I Giorni condivisi.
È del 2001 uno dei suoi libri più amati e apprezzati dalla critica e dai lettori, si tratta di Bambino Gesù, Ospedale Pediatrico
Ho impiegato 2 ore a leggere questo libro... Pietro, il personaggio del romanzo e suo figlio Jacopo, un ragazzo di 18 anni autistico; la storia del loro rapporto, così fragile, doloroso, nel contesto di un paese di altri tempi, nella bella regione molisana, di persone incontrate semplici, umili, che sembrano lontane dalla realtà ma si rivelano di una umanità coraggiosa. Mencarelli, con questo romanzo, tocca la realtà della disabilità che travolge l'animo umano rivelando i suoi limiti ma, nonostante tutto, l'Amore ha sempre l'ultima parola.
Cinzia Libraia Lunghezza Roma
Fame d'aria
Liberi Leggendo - 10/02/2023 14:21
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5
Questa è la storia di due genitori, del dolore, della disperazione.
Quando nasce Jacopo, Pietro e la moglie sono felicissimi, non pensano di certo che presto la loro vita cambierà. Perchè man mano che passa il tempo notano in Jacopo qualcosa di insolito e cominciano le preoccupazioni. Appena arriva la diagnosi, si spalanca la porta dell'inferno, tutto cambia e la loro vita ruoterà intorno a un bambino che a bisogno di tante cure.
Passano gli anni e, dopo molte terapie, per Jacopo non c'è nulla che si può fare per migliorare la sua situazione, il suo tipo di autismo è molto grave, non comunica, non controlla il proprio corpo, ha sempre bisogno di qualcuno.
E mentre la moglie continua ad amarlo senza riserve, per Pietro le cose cambiano col tempo. Non riesce a contenere una rabbia profonda, riempita da un dolore giornaliero che non trova sfogo, da domande che non trovano risposte. Tutta questa negatività lo porta a vedere il figlio come qualcosa di sbagliato, lo vede come un peso.
"Lui osserva la vita che gli scorre davanti agli occhi come un film, di quelli brutti, fatti male, dove il sangue non è sangue e le lacrime non sono lacrime. Un film dell'orrore. Visto e rivisto."
Pietro fa un viaggio con il figlio e, strada facendo, la macchina ha un guasto, così si ritrova in un paesino con pochissimi abitanti, grazie a Oliviero, un meccanico che lo aiuta e trova ospitalità presso un bar, che un tempo era una pensione. A gestirla c'è Agata, una signora che lavora tantissimo e che lo accoglie con gentilezza, ad aiutarla c'è Gaia, una donna che sorride sempre. Nei giorni che passano vivremo insieme ai protagonisti situazioni che ci faranno capire tante cose e Pietro scoprirà che ci sono ancora persone buone e altruiste.
L'autore, con una scrittura cruda e diretta, ci fa vivere il dolore intenso di un padre che non accetta il destino toccato al figlio, il suo non poter comunicare con lui, il suo sentirsi prigioniero, ma anche l'abbandono da parte delle istituzioni. La parte economica fa tanto, il suo lavoro non comporta un grande guadagno e le spese per le terapie sono tante, la sua precarietà influisce sul suo stato d'animo, sul non poter aiutare il figlio come dovrebbe. Si trova con l'acqua alla gola e la disperazione nel cuore. Non vi nego che alla fine del libro ho pianto. Lo consiglio.
libreria lunghezza - 10/09/2024 15:10
Liberi Leggendo - 10/02/2023 14:21