Alberto Bonvicini nasce nel 1958 e a tre anni entra in orfanotrofio. Un giorno inghiotte una biglia di vetro, ha nove anni, è una cosa da bambini, ma in ospedale mostra segni di irrequietezza e per questo viene ricoverato a Villa Azzurra, l'ospedale psichiatrico dove incontra Giorgio Coda, il medico che usa l'elettroshock. Nel 1968 il Tribunale apre un'inchiesta, la procura indaga e sei anni dopo si apre un processo che infiamma l'Italia. Intanto Albertino ha trovato una famiglia che lo accoglie, ma in questa nuova vita porta con sé l'inquietudine che lo contraddistingue. Sono gli anni della protesta, e dietro l'angolo c'è la violenza. Il 2 maggio 1981 Albertino viene arrestato per i fatti dell'Angelo Azzurro. Si dichiara innocente, ma sconta due anni e mezzo di carcere e l'eroina entra nella sua vita. A Torino non c'è una comunità che possa accoglierlo. Va a Roma, Enrico Deaglio gli offre un lavoro a "Reporter" dove conosce Giuliano Ferrara. Sarà lui a volerlo nella redazione dei suoi programmi televisivi. Sembra l'inizio della normalità, ma non è così. Albertino si scopre malato di Aids e morirà nel 1991. La sua storia è raccontata nel documentario di Mirko Capozzoli con la voce narrante di Fabrizio Gifuni. Il libro raccoglie i diari scritti da Albertino negli anni del carcere. Prefazione di Alberto Papuzzi.