«Praticamente sono cresciuta a pane e fiabe perché ho avuto la fortuna di avere dei genitori che, durante la mia infanzia, hanno raccontato a me e alle mie due sorelle tantissime storie, soprattutto di tradizione orale romagnola, spesso modificate ad ogni nuovo racconto. Ci venivano narrate in parte in italiano e in parte in dialetto e per questo ho voluto mantenere alcuni termini ed espressioni dialettali, facilmente comprensibili. Sono fiabe un po' sopra le righe, soprattutto in questi tempi in cui tutto deve essere politically correct. Alcune sono spaventose (o almeno lo erano per me bambina), perfino crudeli, più spesso ironiche e dissacratorie, come sanno esserlo i romagnoli.» (dalla prefazione)