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L'enfasi retorica sulla guerra combattuta, sul conflitto vinto, persino sui morti in battaglia visti come vite sacrificate per il trionfo ha troppo spesso lasciato da parte molte altre storie: storie che pure ci dicono molto della guerra, dei suoi meccanismi e dei suoi fi ni. È successo così per chi dal conflitto è tornato, non morendoci, ma subendo irreversibili ed evidenti disabilità. Di questi combattenti, di questi cittadini, spesso ci si è dimenticati. La vicenda dei mutilati della prima guerra mondiale, tornati a casa dal fronte con il corpo o l'animo fortemente segnati, è una conferma di questa regola. Riutilizzati dopo il conflitto fino a che potevano essere utili per le più pesanti retoriche di guerra, i mutilati sono poi stati lasciati alle loro difficoltà, al dolore degli individui e delle loro famiglie, con alcuni sostegni ma al fondo senza quel supporto che pure la loro tragica esperienza aveva loro intitolato. Gli autori di questo volume ripercorrono la soggettività dei mutilati all'interno di una società postbellica che sembrava glorificarli ma di fatto li escludeva con i suoi pregiudizi e le sue prevenzioni.