La mente, la mano e la macchina sono i tre punti da cui passa il piano metodologico del progetto, sul quale poi l'uomo costruisce tutti i suoi artefatti. In altre parole, dall'unione di teoria, pratica e tecnologia, si sviluppano tutte le azioni e le cose che determinano la cultura del design. Dopo un'introduzione panoramica al ruolo di questi poli, alcuni approfondimenti storici e critici tra Rinascimento e Novecento ci portano alla conoscenza della sottile ma resistente e fitta trama tra "alto artigianato" e "alta tecnologia". Fra gli intrecci amorosi e progettuali che hanno spesso benedetto la passione del fare italiano, la visione umanistica universale ha sempre posto la condizione umana al centro dell'innovazione, tra rivoluzioni silenti e progetti radicali. Lo sviluppo del design italiano ha profonde radici nella cultura artigiana in relazione all'architettura. È negli interni d'inizio Novecento, infatti, che la moderna storia del design si è accesa, e lì gli artigiani esercitavano tutte le arti. Questo volume approfondisce il tema del rapporto vitale tra cultura del progetto, alto saper fare e imprenditorialità, che ha storicamente trovato terreno più che mai fertile nel nostro Paese. Il volume illustra, grazie a un ampio apparato iconografico, le relazioni fruttuose e le dinamiche che s'innescano tra designer, artigiano e impresa. Mondi apparentemente diversi, ma profondamente concatenati, in grado di mantenere prerogative e identità in un continuo susseguirsi di scambi, arrivando a fertili soluzioni, capaci di coniugare funzionalità ed estetica. Confrontarsi con queste realtà significa soprattutto recuperare il valore della cultura del fare; sviluppare un processo di ricerca che parta dalla materia per arrivare alla forma; coltivare una particolare attenzione verso l'opera unica o di piccola serie; sviluppare una sensibilità culturale sempre più diffusa anche nel pubblico verso il valore della materia, della sua lavorazione e dei processi di elaborazione tecnica.