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Sin dalla notte dei tempi si ha testimonianza di misteriosi esseri di piccola statura, avvolti da un'aura di sacralità, abitanti del sottosuolo, abilissimi nelle arti minerarie e metallurgiche, fino a giungere ai fabbri pigmei africani che conferiscono il potere ai re. Il filo che lega nani e metallurgia è antichissimo e risale ai mitici fabbri primordiali, che alcuni autori identificano negli Atlantidei; in Frigia e in Grecia appaiono i Dattili, i Cabiri, i Telchini. Nell'antico Egitto sono esseri altamente privilegiati, e nascono i culti di divinità nane come Ptah Pateco e Bès. La prima parte dell'opera illustra la tradizione di queste figure mitiche, in stretta relazione con le origini dell'alchimia, derivante dai Misteri di questi "teurghi del Fuoco sotterraneo". Tratta altresì delle differenze tra nani, gnomi, folletti, elfi; della creazione di spiriti elementari quali gli homunculi philosophici di Paracelso; degli spiriti delle montagne, dei demoni sotterranei e della generazione dei minerali. La seconda parte verte sugli altrettanto misteriosi "nani veneziani", i Venediger o Wahlen, abilissimi cercatori di minerali metalliferi provenienti dalla Repubblica di Venezia, operanti dal XIV al XVIII secolo nelle miniere europee a caccia di metalli preziosi e tesori nascosti. Utilizzavano singolari strumenti magico-alchimici quali verghe, bacchette, specchi.