Chi ha una qualche frequentazione della teologia ortodossa troverà inusuali queste due riflessioni dedicate - da due prospettive diverse - all'eucaristia. Il primo testo qui presentato, finito di scrivere nel settembre-ottobre del 1930, vuole essere un "tentativo di esegesi dogmatica" della pericope di Gv 19,34 relativa alla ferita del fianco di Cristo da cui escono sangue ed acqua. Il titolo, "Il santo Graal", non fa riferimento al ciclo delle leggende cavalleresche, ma prende spunto dall'episodio narrato nell'apocrifo "Vangelo di Nicodemo", secondo il quale Giuseppe di Arimatea avrebbe raccolto il sangue di Cristo sgorgato sulla croce nel calice dell'Ultima Cena. Su questo sfondo, Bulgakov elabora un approccio alle diverse modalità della permanenza del Signore nel mondo dopo la sua ascensione. Tale permanenza ha per Bulgakov una triplice forma: la sua presenza spirituale nello Spirito Santo, quella dell'eucaristia, presenza reale di Cristo sulla terra nelle specie eucaristiche, e quella appunto dell'acqua e del sangue sgorgati dal suo costato sulla croce. Il secondo articolo, "L'eucaristia", cerca di indagare sulle categorie più adatte per esprimere la natura della trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo che ha luogo nella celebrazione eucaristica.