Il sogno di chi scrive rimane sempre quello di farsi capire. Questo libro nasce da questa esigenza e dalla certezza che si deve farlo, soprattutto quando si ha un ruolo nei processi educativi. Spiegare a dei ragazzi di vent'anni il bello, il brutto e il sublime ha dei risvolti teorici riguardo alle principali teorie e autori, ma anche sviluppa la consapevolezza che stiamo parlando di qualcosa che nel mondo attuale è assolutamente confuso, nascosto, spesso lasciato galleggiare nel qualunquismo delle conversazioni. Capita che si usino delle parole senza capirne il significato. L'etimologia andrebbe insegnata nelle scuole medie, se gli uomini hanno inventato il linguaggio lo hanno fatto per farsi capire e per dialogare. La genesi delle parole è anche quella di concetti che cambiano, si sviluppano per arrivare fino alla nostra attualità. Tutto è in divenire, ma l'origine deve rimanere chiara. Anche questa è una chiave per leggere la storia di quello che siamo. Vuol dire che si può parlare di filosofia senza spaventare nessuno, senza timore di non essere compresi o di perdersi nei tecnicismi o nelle definizioni che si definiscono a vicenda.