Vinse i premi più prestigiosi, compreso l'Oscar, e instaurò un dialogo col pubblico di profondità unica; morì povero, solo e dimenticato dalla critica. Mise in scena contadini siciliani e industriali veneti, adulteri proletari e delitti d'onore, l'arretratezza secolare di un Paese e la sua frenetica mutazione sociale e antropologica degli anni del boom. Esordì nel segno del neorealismo per spiazzare poi amici e critici inaugurando quella che sarebbe diventata la "commedia all'italiana". E' l'autore di Divorzio all'italiana e Il ferroviere, l'uomo di paglia e Alfredo, Alfredo: Pietro Germi, genovese. Un uomo testardo e timido, spietato e geniale, lacerato tra il bisogno di sognare una realtà nuova e diversa e la fedeltà a valori tradizionali (la famiglia, la legge, l'onestà) di cui avvertiva la nostalgia nell'Italia che cambiava. Mario Sesti, grazie anche alle testimonianze inedite di chi ha conosciuto, amato e sopportato Germi, ricostruisce in questo saggio appassionato un itinerario unico. Quello di un regista italiano che ha studiato John Ford e Ejzenstejn, che tenta l'impresa impossibile di adattare al cinema nazionale il western e il poliziesco: e che riesce addirittura a portare sullo schermo le pagine di Gadda. Sesti fa piazza pulita di tutti i miti che hanno finora appannato una valutazione serena del regista. E si esce dalla lettura con un desiderio irresistibile di vedere questi film spesso dimenticati, ma tanto più vivi della maggior parte delle immagini che ci circondano.