Ripensare l'Europa è tornata a essere, sulla scia della crisi economica, un'esigenza esplicita, un'urgenza, del dibattito pubblico europeo. Le querelle sulle radici, sul modello caratteristico o sull'identità del Vecchio Continente non destano più una preoccupazione storiografica o culturale, perché è l'inquietudine sul presente e sull'avvenire a motivare nuovamente i discorsi e i silenzi, le proposte e i pensieri. Sono le fondamenta architettoniche che si rivelano instabili. L'inquietudine presente fa così riemergere nel soggetto le preoccupazioni del cittadino, dell'uomo nella storia e del buon europeo. Pensare la vera unità europea, pensare lo spirito europeo nell'attualità storica, pensare politicamente l'Europa: sembrano questi i termini più pertinenti del compito che incombe nuovamente sugli europei. Nella cornice di questa rinnovata interrogazione insieme pratica e teorica, l'apporto di Raymond Aron al contempo raro e istruttivo. Lungo il corso della sua vita (1905-1983), da filosofo o sociologo, commentando il presente o ricostruendo concettualmente il passato, Aron ha pensato la natura, il destino e il compito dell'Europa all'alba della storia universale.