Il nuovo impegno investigativo del Capitano Viti è storicamente collocato verso la fine dell'estate del 1892 quando Isernia inaugurò l'impianto elettrico della pubblica illuminazione realizzato dalla ditta dei fratelli Ruffolo. Fu un evento importante tanto da richiamare in città gente proveniente anche da fuori provincia. Molti furono i professionisti tra ingegneri e imprenditori che presenziarono la prima accensione, nonché una nutrita rappresentanza della classe politica provinciale con l'intento di testimoniare l'importanza delle nuove tecnologie nel tessuto sociale e lavorativo di quella realtà. Passata l'estate e l'enfasi per la novità della luce elettrica, una serie di sciagurati episodi sconvolse la serena tranquillità di quell'angolo del Regno d'Italia ammantato dall'ambiente contadino che rendeva le cose semplici e genuine e il tempo fermo in una stasi infinita. La città venne funestata da una sequenza di cruenti fatti che, nel modo in cui si palesarono, rasentavano la razionalità. Nessuno riuscì a cogliere il filo logico che cuciva gli infelici avvenimenti e solo il caso volle che una distrazione si trasformasse nell'agognata verità.