Retorica fu la politica fiscale del fascismo anche perché la definitiva scelta totalitaria fu giustificata con l'obiettivo di una rivoluzione culturale, cioè di una nazionalizzazione delle masse che si doveva risolvere in una riforma morale e nella nascita di un "uomo nuovo". Ebbene se un borghese, una di quelle " mezze cartucce" tanto disprezzate dal Duce, avesse dovuto individuare gli obiettivi rivoluzionari (non dalle parole ma) dalle novità strutturali dell'Ordinamento tributario, dall'inflessibile gestione dell'esistente, dalla rigorosa applicazione delle leggi, avrebbe tratto il motivato convincimento che, nella realtà, si perseguivano solo costose e pericolose avventure. In quegli stessi anni il fascismo che nell'esaltazione della guerra e dei combattenti aveva fatto la propria bandiera, trascinò il paese da un conflitto all'altro portando l'Italia al disastro. Nel 1945 distrusse tante energie e risorse morali e materiali, a ritrovare la patria significava ancora una volta coniugare all'Unità e all'Indipendenza (travolte dall'imperialismo fascista) la libertà.