Un viaggio avventuroso nell'identità gay, tra repressione e libertà
«I lettori che il saggio di Paolo Zanotti saprà trovare nella sua seconda vita avranno, almeno per qualche ora di lettura, l'impressione confortante di essere avvolti da un mondo umano singolare, iridescente, imperfetto, avventuroso, e di essere invitati a unirsi per un po' a "una compagnia improvvisata che gioca a vivere"» Matteo Residori
Con il termine «omosessuale» si allude oggi a uno stile, a un modo di vivere: a qualcosa insomma di più generale e ampio del semplice orientamento sessuale. Ma non è sempre stato così. Come personaggio e icona dell'immaginario, il gay è nato solo nell'Ottocento: sino a quel momento, agli occhi di giuristi, medici, scienziati, sacerdoti era sufficiente riconoscere e sanzionare un certo numero di azioni (gli atti «contro natura») senza che queste dessero vita a un'identità stabile. Il gay di Paolo Zanotti racconta come e perché gli uomini europei abbiano invece sentito il bisogno di classificare gli individui in virtù delle loro inclinazioni erotiche, seguendo in parallelo la storia dell'espulsione di una serie di tratti e comportamenti dalla norma virile (l'intimità con altri uomini, i vestiti attillati, I'interesse per l'arte) e quella della costituzione di una sensibilità gay che ha raccolto ciò che i «veri uomini» hanno lasciato cadere.
Ma racconta anche di come l'Europa sia stata a lungo divisa in due continenti del desiderio; della formazione di una cultura omosessuale come linguaggio cifrato e poi della sua uscita allo scoperto; di paradisi cercati, isole, castelli, città; o del perché il gay maschio, come Adamo, sia nato prima della lesbica moderna. Sino ad affrontare un problema oggi più che mai decisivo, per tutti: quello dell'identità, sessuale e non solo.