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Due novelle, tra quelle raccolte sotto il titolo tradizionale (non d'autore) di "Racconti di Pietroburgo", dominate dalla medesima atmosfera enigmatica, inquietante. Nella gelida città della Nevà e delle Prospettive, Gogol' sviluppa i motivi che gli sono cari: il mistero del rapporto tra anima e corpo, l'influenza (autentica? immaginaria?) di forze sovrannaturali sul mondo reale, sulla sfilata dei suoi indimenticabili personaggi "cinerei", "gente che col suo vestito, colla sua faccia, coi suoi capelli e coi suoi occhi ha un aspetto come appannato,... come che non sia una giornata di tempesta né di sole ma semplicemente così, né l'una cosa né l'altra". Racconti che, nel corso del secolo e mezzo che ci separa dalla loro composizione, sono stati in vario modo interpretati, secondo dettami di ordine onirico, demonologico, fantastico o meramente sociologico e culturale: purché sempre e comunque si chini il capo dinanzi all'altissima arte gogoliana, al suo procedere per "simboli", per categorie eterne. Così il sussiegoso Kovaljov, che perde il naso, e lo sfortunato Certkov, del quale è invece l'anima a perdersi, frange sfilacciate nella più vasta visione della condizione umana, spaventose testimonianze d'un incolmabile baratro sentimentale e psicologico. Edizione con testo a fronte.