È dentro le stanze che le famiglie crescono: strepitanti, incerte, allegre, spaventate. Giovani coppie alle prime armi, pronte ad abbracciarsi o a perdersi. Come Nora e suo marito. Ma di quelle stanze bisogna prima o poi spalancare porte e finestre, aprirsi al tempo che passa, all'aria di fuori. "A lungo andare ogni amore ha bisogno di qualcuno che lo veda e riconosca, che lo avvalori, altrimenti rischia di essere scambiato per un malinteso". È così che la signora A., nell'attimo stesso in cui entra in casa per occuparsi delle faccende domestiche, diventa la custode della loro relazione, la bussola per orientarsi nella bonaccia e nella burrasca. Con le pantofole allineate accanto alla porta e gli scontrini esatti al centesimo, l'appropriazione indebita della cucina e i pochi tesori di una sua vita segreta, appare fin da subito solida, testarda, magica, incrollabile. "La signora A. era la sola vera testimone dell'impresa che compivamo giorno dopo giorno, la sola testimone del legame che ci univa. Senza il suo sguardo ci sentivamo in pericolo".
La nostra recensione
Nel trascorrere quotidiano, e apparentemente armonico, di una giovane coppia con un figlio piccolo irrompono all’improvviso l’abbandono, la perdita e l’assenza non contabilizzata della signora A., l’angelo custode, il perno attorno al quale avveniva ogni relazione e ogni contatto. Dal momento della malattia che ne causa l’allontanamento si apre una frattura e la famiglia - anche alle famiglie può accadere - avverte la solitudine e sprofonda nell’incertezza. Alla giovane coppia viene a mancare un elemento sostanziale e insostituibile che provoca, dopo l’iniziale smarrimento, un tentativo di compensazione rituale, nevrotica, ironica che cerchi di colmare quell’assenza disturbante e incolmabile. Il nero - colore antico della malinconia come del morbo - si impossessa della storia, accomunando il narratore, malinconico e depresso, alla signora A., artigliata dalle spire della malattia. E come può questo nero impenetrabile miscelarsi all’argento fuso di Nora, “il più bianco fra i metalli, il migliore fra i conduttori, il riflettente più spietato”? Quando la relazione raggiunge il punto critico cedono anche le sacche di risentimento e trascinano con sé anni di malintesi, di compromessi, di provocazioni, di inadempienze, dilavando quel selciato sconnesso e impervio che è la vita di coppia. Ma allora, dove può essere mai la guarigione? L’amore finito, come l’avanzare di un cancro, può sperare nella guarigione? o nemmeno si illude di un miglioramento? Paolo Giordano esplora con pudore e commozione le “affinità elettive” di una coppia che si scopre deprivata, inerme e impacciata nel momento in cui il nucleo attorno al quale orbitava collassa, liberando tutta l’energia negativa accumulata negli anni. Una storia in cui è facile avvertire una sorta di partecipazione autobiografica dell’autore, diluita in una scrittura fluida e semplice, intima e raccolta, volutamente sentimentale. Antonio Strepparola
Mi aspettavo grandi cose da questo libro, ma sono rimasta piuttosto delusa. Una storia senza capo né coda secondo me. Sicuramente più maturo del romanzo d'esordio, ma nettamente inferiore a "Il corpo umano", unico capolavoro di Giordano.
Il nero e l'argento
Antonio Mascia - 24/12/2014 17:39
3/
5
Storia triste, commovente e reale; nuda e cruda, che non lascia scampo perché cupa e pervasa da un senso di fine dove la morte aleggia, fluttua e attende paziente il suo momento... Un racconto senza speranza, senza lieto fine, senza remore e falsi pudori, dove scienza e superstizione cercano di fondersi come il nero del protagonista e largento di sua moglie Nora sembrando a tratti insolubili e a tratti miscibili fino al doloroso epilogo quando tutto sembra finire come deve perché tutte uguali sono le storie di cancro. Paolo Giordano ripercorre, in questo romanzo, le tappe di una vita coniugale che sembra andare in frantumi come il corpo della Signora A., tra abitudini consolidate e imprevisti che sono scogli insormontabili anche davanti ad una frittura di pesce della solita pescheria... Una crisi vissuta attraverso le gesta e le convinzioni di una governante daltri tempi che la morte riesce a prendere con sé dopo tanto attaccamento alla vita, come lerbaccia alla sua fenditura nellasfalto. Ho riletto, a tratti, il Giordano dei numeri primi, ma con uno stile più confusionario che non rende pienamente giustizia a una storia che, in fondo, riesce a toccare gli animi più sensibili seppur nella sua brevità e durezza.
Il nero e l'argento
diddl94yahooit - 26/06/2014 19:32
5/
5
Storia coinvolgente ed emozionante. Un romanzo decisamente più maturo rispetto al romanzo d'esordio dell'autore, forse per questo ancora più coinvolgente
vale_003 - 29/12/2014 12:47
Antonio Mascia - 24/12/2014 17:39
diddl94yahooit - 26/06/2014 19:32