Il passo dell'obbedienza è il libro della maturità di una delle poetesse più significative e persuasive di questi ultimi anni. La scrittura trova qui una sua leggerezza speciale, malinconica e bruciante, in cui si percepisce la dimensione del destino, di qualcosa che ci tocca nell'intimo, e che viene reso in una lingua essenziale, scavata, sempre coerente. Ad esempio nella sezione intitolata Le vele, l'autrice sa sviluppare il tema della libertà, o meglio di quel sogno di libertà di cui si nutre da sempre la nostra anima, attraverso le immagini potenti del mare, delle barche che lo solcano, degli uccelli di mare, delle vele che sanno tagliare il vento della vita, e addirittura traversare «la porta della morte», gonfiarsi fra le lenzuola di un letto. Ma non c'è solo la dimensione privata, perché questo è anche un libro ispirato da una sensibilità e da un'umanità che è innanzi tutto un gesto di amore, di apertura alla vita in tutti i suoi aspetti, anche quelli più dolorosi. La sezione centrale dedicata alla storia, e intitolata Il rovescio della luce, si apre infatti con un testo ispirato al farmacista polacco Tadeusz Pankiewicz e porta, nei versi, frammenti importanti della storia del Novecento che domandano alla poesia un passo su un cammino preciso, quello di una memoria che non conosca fine per chi è e per chi verrà. Il passo dell'obbedienza, l'ultima sezione che dà il titolo al libro, è articolata in tre sequenze poetiche distinte, nelle quali vengono tratteggiate le vicende umane e storiche di tre figure femminili: la regina spagnola Juana la Loca, la danzatrice senza braccia Simona Atzori e Maria di Nazaret. Il passo, per le tre donne, è un passo che obbedisce all'urgenza di una vita che deve compiersi in loro e con loro e, alla quale sentono di aderire totalmente - talvolta nella tragedia e nello strappo della morte - senza finzioni o cedimenti.