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Il presidente

Georges Simenon
pubblicato da Adelphi

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Era stato un uomo molto potente. Per molti, moltissimi anni. La sua carriera politica lo aveva portato a un passo dal diventare Presidente della Repubblica. Adesso, vecchio e malato, era una sorta di monumento vivente, e in tutte le redazioni dei giornali (di questo lui era certo) i "coccodrilli" dovevano essere già pronti da tempo. Eppure, da quando si era ritirato sulla costa normanna, dopo la caduta del suo ultimo governo e la sincope che lo aveva colpito, il presidente sapeva di essere strettamente sorvegliato. Non solo da quelli che lui chiamava i suoi cani da guardia - gli ispettori che si davano il cambio davanti a casa sua dietro preciso incarico del ministero degli Interni -, ma anche dall'infermiera che lo curava, dalla segretaria, e dal fedele autista. Gli stessi (e pure di questo era quasi certo) che frugavano con accanimento fra i suoi libri e le sue carte - soprattutto dal giorno in cui aveva detto a un giornalista di aver cominciato a scrivere le sue memorie "non ufficiali". Qualcuno, evidentemente, lo considerava ancora pericoloso. Ma chi? Magari uno che era stato, a venticinque anni, il suo timido, devoto segretario particolare, e che adesso stava per diventare primo ministro; uno che lui, l'anziano presidente, era certo di tenere in pugno: perché conservava, nascosta fra le pagine di un libro, una lettera, oltremodo compromettente. Era quella che tutti cercavano? O le sue minacciate memorie? Ma in fondo, poi, che importanza aveva ormai tutto questo?

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Generi Gialli Noir e Avventura » Gialli, mistery e noir , Romanzi e Letterature » Gialli, mistery e noir

Editore Adelphi

Collana Biblioteca Adelphi

Formato Brossura

Pubblicato 05/09/2007

Pagine 155

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788845921629

Traduttore Luciana Cisbani

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Il presidente

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voto 3 su 5 Nella galassia di temi che nel corso di una titanica produzione letteraria (più di quattrocento i titoli tra romanzi e la saga del commissario Maigret) lo ha visto protagonista, George Simenon punta in questo caso la sua attenzione sulla carriera politica di un esimio e autorevole statista francese. Fin dalla prima pagina si percepisce la fine di una stagione umana prima ancora che politica e il luogo in cui il pluri presidente del consiglio ha deciso di ritirarsi e perire in solitudine ne è la prova, circondato da una servitù in perenne afflizione per la sua fragile condizione psico fisica. Una fissità da iconografia russa descrive il presidente seduto per gran parte del tempo sulla sua vecchia poltrona Luigi Filippo compagna di tante lotte politiche e oggetto imprescindibile del quale non può fare a meno. In un excursus meditativo dilatato nel tempo i ricordi vagano alla ricerca di un appiglio a cui aggrapparsi per decifrare la personalità di un uomo che ha fatto della sua coerenza e integerrimità il carattere predominante. Segreti e relazioni interpersonali passate interagiscono conflittualmente nella sua mente che tenta ancora di riflettere e comportarsi come se nulla fosse cambiato, come se il protagonismo di un tempo non lo avesse abbandonato. Nello status mentale in cui si trova, la senescenza genera incroci di aneddoti e esperienze nei quali è difficile scorgere l'oggettiva e reale veridicità. Un unico punto di vista, anche se viene usata per tutto il libro la terza persona, un distacco caro allo stile dello scrittore belga, detiene il potere di raccontare una versione dei fatti, non la versione dei fatti. Una indistruttibile consapevolezza personale, un unico modo di intendere il senso da dare alla vita, una gelida valutazione delle persone e dei fatti di cui è stato artefice segnano il ritratto del presidente come quello di uomo ossessionato dal potere, dagli oneri e dagli onori che questo comporta. La sete di potere per Tacito era: ''la più manifesta di tutte le passioni'' e in questo caso è anche l'unica ragione, l'unico riflesso da cui parte ogni riflessione.

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