Sono le poesie definite dall'autore impregnate di autenticità, di sentimento di riconoscenza, amore e nostalgia. Come i versi che definiscono gli abbracci quale forza ristoratrice, che ricarica e trasferisce l'essenza della persona che abbraccia e viene abbracciata, nel momento magico dello scambio dell'abbraccio. Secondo l'autore, dall'abbraccio si trae un gran giovamento di quella forza che ogni vero abbraccio contiene.
Non manca il dolore immane che semina la guerra, e che l'animo umano deve sopportare fino al momento in cui vengono messe a tacere le armi, perché, secondo l'autore, solo allora si potrà raccontare e si potranno esternare tutti i sentimenti ed i risentimenti. Solo quando non è più possibile incidere, né tanto meno essere invasivi!
Alla fine del lungo viaggio iniziato in vernacolo, con la lingua del cuore e dell'infanzia dell'autore, dove l'autenticità e la versione logica di ogni respiro la fanno da padrone, l'approdo è nell'abbandonarsi ai ricordi dell'infanzia ed ai giochi dei bambini, con gli aquiloni costruiti e che volano in alto attratti dall'arcobaleno. Per ritrovarsi, poi, in una sintesi che sa di riuscita cimentazione, da adulto maturo al cospetto con il mare, come quello con un grande amico di vecchia data, rimasto fedele sempre.
La poesia "Meno male che" chiude il viaggio. Essa è un'incitazione alla speranza, che è l'anelito intrinseco di ogni umano.