"È con l'ago del dolore che Alba Gnazi trapunge i suoi versi; è il dolore che scrive la musica tutta del mondo sul pentagramma dei fili d'erba cresciuti fra i gradini di una scala o delle strisce scure di un guscio di lumaca, come a dire che la vita è cosa umile, nel suo valore etimologico che indica lo stare in basso, a contatto con la terra, sua origine e inevitabile ritorno. E di fatto la poesia di Alba si mantiene aderente alla rappresentazione degli elementi naturali, come ad una scenografia entro la quale collocare il suo cast privato: sé stessa, la figlia, l'uomo amato, i suoi piccoli alunni, con le loro battute e i gesti quotidiani, e i lutti non ancora risolti e gli accadimenti anche minimi..." (Franca Alaimo)