L'ingegnere, uomo arguto con la passione e il rispetto per il sacro al punto che ogni tanto sogna di dire messa, ha sempre amato intromettersi sul corso degli eventi e, alla maniera di un detective, annota le sue riflessioni in un diario con copertina nera come i "cahiers" di Le Corbusier. Nel 2001, durante i lavori di ristrutturazione del complesso conventuale di San Francesco e della Cappella Albani in Urbino, scopre una cripta sotterranea con all'interno una bara e un corpo con la mano destra mozzata. È il Cardinale Giuseppe Albani, pronipote di Papa Clemente XI, Pontefice dal 1700 al 1721. Da qui parte la sua curiosa osservazione delle due "grandi famiglie" dirimpettaie in una Urbino settecentesca, i francescani e il casato Albani. La sua mente si carica come un computer: intercetta i segnali sommersi, spia gli eventi accaduti, scoperchia la logica più evidente, reinterpreta la storia attraverso l'immediato percepibile. Un fitto rebus, un ostacolo insormontabile che si trasforma in un punto di partenza. L'ingegnere ha cercato di mettere un po' d'ordine al disordine di luci e ombre lasciato dal passato.