Oggi vedere in giro per il mondo donne pilota non è più un fatto insolito, ma se questo è avviene è merito di altri donne che decenni prima hanno superato il muro del pregiudizio. In Italia il merito va a Fiorenza de Bernardi, un'autentica celebrità per chi lavora e vive nel mondo dell'aviazione civile italiana. Prima donna pilota di linea commerciale in Italia, nonché la prima donna ai comandi di un quadrigetto a reazione, un Douglas DC-8, Fiorenza è stata un pioniere, un esempio, un personaggio che ha aperto la strada del volo alle donne, per la quali ancora oggi si batte attraverso l'Associazione Donne dell'Aria, creata da lei e da Mara Branchi. Un libro autobiografico dove lei parla della sua famiglia, cresciuta fra gli aerei, del padre, Mario de Bernardi, asso dell'aviazione e vincitore della coppa Schneider del 1926, e delle esperienze di viaggio giovanili, le scalate fino ai ghiacciai, la scuola strumentale basica e poi via per i cieli del mondo, sempre più ontano fino ad arrivare nel 1971 in Australia 1971 con l'infaticabile Yak 40. Una scelta di vita che l'autrice deve ai miei genitori, che l'hanno lasciata libera di fare le sue scelte.
India, Kilo, Alpha. Qui Fiorenza, forte e chiaro
Anonimo - 11/11/2008 16:42
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Oggi vedere in giro per il mondo donne pilota non è più un fatto insolito, ma se questo è avviene è merito di altri donne che decenni prima hanno superato il muro del pregiudizio. In Italia il merito va a Fiorenza de Bernardi, un'autentica celebrità per chi lavora e vive nel mondo dell'aviazione civile italiana. Prima donna pilota di linea commerciale in Italia, nonché la prima donna ai comandi di un quadrigetto a reazione, un Douglas DC-8, Fiorenza è stata un pioniere, un esempio, un personaggio che ha aperto la strada del volo alle donne, per la quali ancora oggi si batte attraverso l'Associazione Donne dell'Aria, creata da lei e da Mara Branchi. Un libro autobiografico dove lei parla della sua famiglia, cresciuta fra gli aerei, del padre, Mario de Bernardi, asso dell'aviazione e vincitore della coppa Schneider del 1926, e delle esperienze di viaggio giovanili, le scalate fino ai ghiacciai, la scuola strumentale basica e poi via per i cieli del mondo, sempre più ontano fino ad arrivare nel 1971 in Australia 1971 con l'infaticabile Yak 40. Una scelta di vita che l'autrice deve ai miei genitori, che l'hanno lasciata libera di decidere cosa fare della sia vita.
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Anonimo - 12/11/2008 11:28
Anonimo - 11/11/2008 16:42