L'infanzia trascorsa nell'albergo di famiglia a Lugano, con una madre bellissima e inaccessibile, sempre indaffarata a ricevere i clienti e i loro cani eleganti. Il ricordo di un galoppo nei campi dietro casa, in sella a una puledra indomita quanto la sua giovane cavaliera. L'anziano pappagallo sentinella del quartiere, un tempo testimone di scorribande in pattini a rotelle, oggi del viavai di bambini migranti non accompagnati. E poi le lucciole condannate dall'inquinamento luminoso, le riflessioni sul vegetarismo che suscita un giro al supermercato, le inaspettate associazioni tra un'ape e il poeta Giorgio Orelli, tra una lumaca e Il barone rampante di Calvino. Muovendosi con leggerezza tra il racconto autobiografico e il reportage narrativo, Claudia Quadri ci invita a seguirla nel suo bestiario affettivo fatto di cavalli, tartarughe, volpi, tassi, cigni selvatici. La vediamo così passeggiare nel quartiere, con il cane sempre al fianco, lo sguardo attento ai cambiamenti del paesaggio e alle mutazioni del pensiero. E quasi sembra stupita lei stessa nel rendersi conto di come i ricordi e le esperienze siano costantemente legati al mondo animale. Un libro intimo e giocoso in cui gli animali si affacciano ad ogni pagina, qualche volta "in carne e ossa", qualche altra come simboli o messaggeri silenziosi.