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Quando lo conosci è bello e gentile, non sembra il Barbablù della fiaba, che uccide tutte le sue mogli. Magari te lo sposi. Poi, un giorno, il primo colpo, una sberla, un calcio. L'orrore esplode e tu te ne vergogni e non lo confidi a nessuno, perché tanti dicono che le donne maltrattate se la sono cercata. Preferiscono pensare che l'uomo violento che malmena la moglie vesta i panni di un reietto della società. Non è così. Non ci sono barriere sociali, economiche, culturali, a determinare i fenomeni di violenza intrafamigliare. E questo non è per niente rassicurante per un'opinione pubblica che vorrebbe incasellare e allontanare il problema. La storia di Amanda è la storia di una donna maltrattata che ce l'ha fatta: se n'è andata con una valigia piena di libri in cui, però, non sono entrati i suoi affetti più cari, ha intrapreso un lungo viaggio verso una salvezza che in realtà assomiglia a un esilio in cui continua il suo percorso, non ancora concluso, di uscita dalla violenza. E dietro il personaggio autobiografico di Amanda si cela la storia vera dell'autrice, che dopo trent'anni ha saputo "spezzare le catene" e ora si dedica alle donne maltrattate dando voce anche a quelle che non ce l'hanno fatta, quelle di cui la cronaca si occupa per il lampo di una notizia, per poi dimenticarle. Anche loro parlano in questo libro, che vuole essere una denuncia ma anche un messaggio di speranza.